A Gonfie Vele

LE ORIGINI DEL PROGETTO

Nel 2012 l’Associazione Umbra per la lotta Contro il Cancro onlus studia un innovativo progetto terapeutico rivolto alle persone in cura e post-cura oncologica partendo dalla pratica dello sport della vela.

OBIETTIVI DEL PROGETTO

Con la malattia si perdono i riferimenti di vita precedenti ed emergono conflitti dormienti. La persona si trova in un periodo d’incertezza e va alla ricerca di nuove modalità di esistenza. Il progetto intende rispondere a queste esigenze fornendo uno spazio fisico e mentale di rielaborazione di vissuti e di scoperta di nuove potenzialità sviluppando in particolare:

  • la capacità di adattamento ad eventi esterni indipendenti dalla propria volontà;

  • la capacità di gestire la frustrazione;

  • la capacità di condivisione;

  • la capacità di scelta e di determinazione;

  • la capacità di riscoprire la naturalità della malattia.

MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DEL PROGETTO

Il progetto si svolge presso l’isola di Caprera, nell’arcipelago della Maddalena sulla costa nord-orientale della Sardegna (presso il Centro Velico Caprera).

I partecipanti seguono un corso di vela imparando le nozioni base della navigazione e le conoscenze tecniche del mare e della barca a vela. La presenza degli psicologi ad ogni uscita in mare agevola il processo di analisi interiore. Il team di psicologi effettua una seduta giornaliera di psicoterapia che viene svolta al termine della giornata, seguendo i principi dell’art therapy e della comunicazione non verbale. Si intraprende dunque la terapia psicologica partendo dall’esperienza vissuta in mare durante il giorno.
E’ previsto un report quotidiano con gli istruttori del centro velico, per discutere le problematiche emerse durante lo svolgimento del corso. La terapia continua anche al rientro del viaggio con incontri periodici che aiutano a rielaborare più in profondità l’esperienza.

LA VELA COME METAFORA DELLA VITA

Imparare a navigare, a governare una barca significa simbolicamente riprendere in mano la gestione della propria vita e gestire il timone della propria esistenza. Una metafora di vita che pone in parallelo l’esperienza della vela all’esperienza della vita.
Come nella navigazione è necessario sfruttare gli elementi favorevoli e imparare a gestire quelli avversi (il vento e le correnti) così nella malattia bisogna sfruttare e potenziare le risorse che ognuno di noi ha, imparando a governare i propri limiti.

IL VALORE DEL GRUPPO

Far parte di un equipaggio significa condividere, affidarsi all’altro e avere fiducia dell’altro. In barca non esistono differenze. In barca ognuno deve fare la propria parte perché solo grazie alla combinazione e al coordinamento delle singole azioni si ottiene un risultato. Allo stesso modo il percorso di cura deve essere affrontato affidandosi anche all’altro e cogliendo nell’altro il coraggio, la forza e la speranza.

NEL 2017 IL PROGETTO APPRODA AL TRASIMENO

Dal mese di maggio del 2017 il progetto si svolge anche in Umbria presso il Club Velico Trasimeno.
Tre le motivazioni principali dell’approdo in Umbria:
– dare la possibilità anche a chi non può raggiungere Caprera di usufruire dell’opportunità terapeutica;
– consentire alle persone che hanno vissuto una prima esperienza in Sardegna di continuare un percorso sportivo/terapeutico in Umbria;
– far rientrare nel progetto terapeutico anche i familiari dei pazienti oncologici.

 


«Il progetto ha una grande valenza terapeutica sia per il contesto particolare in cui si svolge e sia per il contatto con la natura e con l’acqua, elemento primordiale di nascita e di rinascita. Il contesto ambientale favorisce il contatto con se stessi e l’inserimento in un ciclo naturale che consente di vivere la malattia in modo meno traumatico e drammatico, in quanto ci si riappropria della naturalità degli eventi.

Calarsi in un ambiente così primitivo e incontaminato permette di recuperare una concezione della malattia come un evento naturale con il quale ci si può relazionare in modo armonico perché la malattia viene liberata da quelle sovrastrutture che i nostri modelli sociali creano.
La navigazione implica degli obiettivi che sono ragionevoli e possibili.

In barca si impara a calibrare gli obiettivi, si cercano le strategie migliori per raggiungerli e superarli e si impara che esistono sempre delle soluzioni.
Questo consente di attivare la parte sana che è sempre presente anche quando ci si ammala ma che spesso la malattia occulta perché in barca si scoprono potenzialità sconosciute perchè si impara ad essere artefici del proprio viaggio attori e non spettatori perchè non si è portati in barca ma si naviga».

Simonetta Regni, psichiatra e psiconcologa Aucc