IL FONDATORE DELL’AUCC

Vittorio Menesini ha fondato l’Associazione Umbra per la lotta Contro il Cancro onlus nel lontano 1985. Un uomo forte, determinato e lungimirante che inizia una vera e propria rivoluzione nel settore dell’assistenza oncologica in tempi in cui era un tabù la parola cancro e la malattia oncologica era considerata come il male incurabile.

Pubblichiamo l’articolo che il professor Maurizio Tonato ha scritto sulle pagine del Corriere dell’Umbria online per ricordare il prestigio e l’impegno civile di Vittorio Menesini.

Le battaglie di Vittorio Menesini

Le battaglie di Vittorio Menesini

Vittorio ci ha lasciati! Dopo lunghi mesi di battaglia contro il cancro che era tornato, a distanza di oltre trenta anni dal primo episodio, assistito dall’equipe dell’oncologia medica dell’ospedale di Perugia, il professor Vittorio Menesini non ce l’ha fatta.
Ma fino alla fine ha combattuto con la sua solita consapevolezza, determinazione e fiducia nelle possibilità di una medicina che lo ha visto in primo piano nello sforzo di assicurare a tutti i malati oncologici della nostra regione l’assistenza più avanzata ma nello stesso tempo più umana possibile.
Si vuole qui ricordare la sua azione nel sostenere la necessità di un fronte comune che integrasse le iniziative delle istituzioni pubbliche con quelle della parte più sensibile ed anche intraprendente della popolazione.

Nasce con lui infatti, più di trenta anni fa, forte della sua esperienza personale nell’affrontare le difficoltà, le carenze e anche l’ignoranza e le incomprensioni che riguardavano a quel tempo la malattia, l’idea di costituire una associazione di volontariato per sostenere anche concretamente e sviluppare le possibilità dell’oncologia perugina che era stata istituita alla fine degli anni 70.
Da qui tutta una serie di contatti personali, incontri fino alla costituzione anche formale dell’Associazione Umbra per la lotta Contro il Cancro, l’Aucc, con un primo comitato direttivo di cui facevano parte Rosetta Ansidei, Franco Benucci, Michele Nappi oltre al sottoscritto e che elesse a proprio presidente “naturale” proprio Vittorio.
L’obiettivo più immediato dell’Aucc fu quello di sostenere anche materialmente il tentativo di rendere i reparti e gli ambulatori di oncologia più confortevoli curandone anche gli arredi, le attrezzature più moderne ed i medici più attenti alle necessità ed anche più preparati.
Quindi le prime riunioni in casa Ansidei, il logo offerto da Umberto Raponi, le prime uscite per la raccolta fondi, gli interventi alle sagre paesane e non solo!
Chi di noi ha partecipato a quella prima fase ricorda, penso con un po’ di nostalgia, il carattere a volte avventuroso di alcune iniziative ma anche la passione ed al carattere quasi missionario che pervadeva ogni nostra azione. Poi l’organizzazione dell’Aucc è migliorata, abbiamo avuto a disposizione lo studio di Gustavo Benucci ed infine la bella villa di via degli Olivi lasciata in eredità all’associazione dalle prof Sapuppo e Marchini.
E’ nato il giornalino dell’Aucc che tanta parte ha avuto nel mantenere un buon livello di informazione con la popolazione, si è organizzata la segreteria di cui hanno fatto parte Rosanna, Gabriele e tutt’ora Emanuela che ha avuto sempre l’onore, e anche a volte il duro compito, di seguire le impuntature e le sfuriate di un presidente volitivo e caratteriale, in senso buono, come Vittorio.
Con l’acquisto della Tac “oncologica”, prima Tac disponibile in Umbria negli ospedali pubblici, si chiude un po’ quel primo periodo piuttosto avventuroso ma molto coinvolgente (chi non ricorda la famosa partita di calcio tra la nazionale dei cantanti e la squadra dei magistrati in uno stadio colmo di gente?). Seguirà poi una fase più ragionata durante la quale l’Aucc, soprattutto per iniziativa di Vittorio, si è impegnata nel proporre idee per l’organizzazione dell’oncologia regionale che si possono considerare ancora molto valide.
Faccio qui riferimento alla proposta di un “Istituto Oncologico Regionale” che ha visto poi una certa concretizzazione nella istituzione da parte della Regione di una “Rete Oncologica Regionale” ed anche all’idea di un unica unità amministrativa a dimensione regionale verso cui si è orientato il recente riordino con la riduzione delle Asl da quattro a due e come, ben più decisamente hanno fatto le Marche, la Romagna ed in un certo modo anche la Toscana.
Nell’anno 2000 Vittorio, un po’ stanco per le pressanti responsabilità e anche insoddisfatto per non aver potuto mantenere il carattere regionale nella gestione dell’Aucc, anche per l’emergenza di pur legittime autonomie locali, lascerà la presidenza al suo più diretto allievo presso la facoltà di Legge dell’Università di Perugia, avvocato Giuseppe Caforio, che in questi anni ha continuato a gestire l’Aucc con lo spirito di sempre e con grande autorevolezza e capacità.
Sotto la sua guida l’Aucc ha orientato la propria azione prevalentemente verso il potenziamento dell’assistenza domiciliare in un regime convenzionale con le istituzioni pubbliche, la creazione di una equipe di psiconcologia che tanta parte ha avuto nel migliorare l’assistenza ai malati di cancro, il sostegno concreto alla ricerca coordinata dal presidente del comitato scientifico professor Lucio Crinò. Tra le tante iniziative portate avanti da Caforio va qui ricordata l’acquisizione della bella e funzionale nuova sede in via della Torretta, sulla Pievaiola.
Vittorio era un personaggio e come tutte le persone “di carattere” aveva, appunto, un carattere non facile.
Sosteneva le sue idee con grande determinazione e non sempre era possibile essere d’accordo con lui; ci piace però ricordare qui la sua passione, la sua viva intelligenza, la sua estrosità ed anche la sua capacità di essere straordinariamente sincero.
Noi che abbiamo condiviso con lui gli anni eroici della fondazione e crescita dell’Aucc lo ricordiamo con grande emozione e rivolgiamo un pensiero affettuoso alla sua famiglia e a coloro che gli sono stati più vicini, a tutti i volontari che hanno prestato la loro opera per l’Aucc. E anche a tutte le persone, malate e non, che hanno avuto la propria condizione in qualche modo influenzata dal suo pensiero e dalla sua azione.

FONTE: CORRIERE DELL’UMBRIA