COLON-RETTO

Dal mese di giugno del 2017 l’Associazione Umbra per la lotta Contro il Cancro onlus ha intrapreso  una collaborazione con gli specialisti della Divisione di Oncologia Medica del Polo Ospedaliero Universitario di Perugia al fine di diffondere una corretta informazione relativa all’oncologia medica.

Si inizia con un articolo della dottoressa Enrichetta Corgna sull’incidenza, la prevenzione e la cura del carcinoma del colon.

IL CANCRO DEL COLON –RETTO

Il cancro del colon retto rimane uno dei tumori maligni più diffusi nel mondo occidentale e per incidenza si colloca al terzo posto negli uomini dopo il tumore del polmone e il tumore della prostata e al secondo posto nelle donne dopo il tumore della mammella. In Italia circa 36.000 persone all’anno si ammalano di cancro del colon-retto. La malattia è più diffusa nelle persone anziane ed è meno frequente negli individui di età inferiore a 50 anni.

 

FATTORI DI RISCHIO

Circa l’80% dei carcinomi del colon-retto deriva dalla trasformazione maligna di polipi che hanno origine dalla mucosa dell’intestino e che si accrescono gradualmente. Lo sviluppo e la trasformazione di questi polipi è un processo multifattoriale.

Gli stili di vita e la familiarità possono aumentare il rischio di incidenza di queste lesioni.

Da tempo sappiamo, che alcuni fattori possono accrescere il rischio di ammalarsi:

  • diete ricche di grassi e proteine animali e povere di frutta e verdura, largo uso di alcolici;
  • obesità;
  • fumo e vita sedentaria;
  • individui con malattie croniche intestinali come la retto-colite ulcerosa e il morbo di Crohn;
  • Se una persona ha avuto in famiglia un caso di tumore del colon-retto non significa che si erediterà un tumore del colon-retto perché solo il 5% dei tumori del colon-retto è causato da alterazioni genetiche ereditarie.

Tuttavia il rischio di ammalarsi è più alto per i familiari se la malattia è stata diagnosticata in un genitore, fratello o sorella ad una età inferiore ai 45 anni, oppure in più parenti stretti della stessa famiglia. In questi casi le persone possono essere indirizzate verso centri specializzati per sottoporsi a test specifici per valutare la presenza di alterazioni genetiche e, di conseguenza, valutare il rischio effettivo di sviluppare la malattia.

Esistono due malattie genetiche correlate ad un alto rischio di sviluppare un carcinoma del colon-retto e che rappresentano circa il 5% dei tumori del colon-retto: la poliposi adenomatosa familiare (FAP) e la sindrome di Lynch (HNPCC).

DIAGNOSI PRECOCE

Se la malattia viene diagnostica e curata in uno stato precoce, le probabilità di guarigione aumentano in maniera considerevole. Per questo motivo in molti paesi occidentali tra cui l’Italia è stato messo a punto un programma di screening del colon-retto, indirizzato a uomini e donne dai 50 ai 69 anni di età per un intervento di prevenzione attiva mediante il test di ricerca di sangue occulto nelle feci (e successiva colonscopia nei casi positivi) con ripetizione regolare ogni 2 anni.

Lo screening può consentire il riscontro e la rimozione di polipi prima della trasformazione in carcinoma e/o la diagnosi di carcinomi in stadio iniziale, con una conseguente riduzione della mortalità. In questo modo si riduce l’incidenza e si trovano carcinomi in stadi più iniziali, e quindi suscettibili di guarigione dopo terapia. Anche nella nostra regione da alcuni anni lo screening è attivo ed è molto importante partecipare al programma. Purtroppo in Italia l’adesione non supera il 47%.

SINTOMI

La conoscenza dei sintomi legati alla malattia è estremamente importante. Essa si può presentare in vari modi, da un vago dolore addominale con una modifica dell’attività intestinale (per esempio: diarrea o stitichezza con presenza o meno di sangue nelle feci), a stanchezza per una forma di anemia legata ad una perdita cronica di sangue, fino ad una grave acuta emergenza con occlusione o perforazione intestinale.

Anche se questi sintomi possono essere causati da altre condizioni patologiche è molto importante recarsi sempre dal medico curante, il quale, se non migliorano nel giro di qualche settimana o addirittura peggiorano, vi invierà da uno specialista per sottoporvi a tutti gli accertamenti che riterrà più opportuni per scoprire la causa.

DIAGNOSI

La colonscopia è considerato l’esame più importante per la diagnosi delle neoplasie colo-rettali perché permette di esplorare tutto l’intestino crasso e di eseguire prelievi per l’esame istologico. Qualora non sia possibile eseguire una colonscopia totale occorre far eseguire un Rx clisma a doppio contrasto o una colonscopia virtuale.

Se la biopsia conferma la diagnosi di un tumore del colon-retto, spesso è necessario approfondire gli accertamenti per stabilire le dimensioni, la sede e la diffusione del tumore. Questo processo si chiama stadiazione ed è utile per programmare il trattamento. Di solito gli esami che più frequentemente vengono eseguiti sono la TC (tomografia computerizzata) che viene estesa al torace e all’addome, l’ecografia addominale e la radiografia del torace. Gli esami emato-biochimici con un marcatore tumorale (CEA) e in casi selezionati la PET/TC. Nei tumori del retto che richiedono un trattamento diverso da quelli del colon, è utile eseguire anche una RM (risonanza magnetica) della pelvi ed una ecografia endoscopia rettale per studiare meglio l’ultimo tratto intestinale.

TRATTAMENTO

In questa neoplasia l’esigenza di coordinamento tra i vari specialisti è particolarmente rilevante per il carattere multidisciplinare dell’iter diagnostico-terapeutico di molti casi. Quindi è molto importante che il paziente si affidi ad un gruppo di specialisti che pianifichi le decisioni relativi al trattamento della sua malattia.

E’ importante sapere che il trattamento dipende dallo stadio cioè dalle dimensioni del tumore e dalla sua diffusione a distanza.

Circa l’80% dei pazienti con cancro del colon si presenta alla diagnosi con una malattia operabile radicalmente, quindi la chirurgia rappresenta la principale opzione terapeutica con intento curativo delle neoplasie colo-rettali. Il tipo d’intervento dipende dalla sede del tumore.

Viene asportato il tratto intestinale colpito dal cancro e, solitamente, vengono rimossi anche i linfonodi regionali adiacenti, perché rappresentano il primo sito dove le cellule malate potrebbero estendersi. In casi selezionati la chirurgia può essere utilizzata anche per l’asportazione di metastasi (depositi del tumore del colon in altri organi), principalmente quelle al fegato.

Circa il 20% dei pazienti con tumore del colon-retto presenta malattia avanzata alla diagnosi, in questi casi se le condizioni del paziente lo consentono, la chemioterapia risulta efficace nel prolungare la sopravvivenza. L’opzione chirurgica è proponibile anche nella malattia avanzata con intento curativo in caso di recidive locali, di metastasi epatiche e polmonari resecabili anche dopo trattamento chemioterapico, o con intento palliativo in caso di occlusioni o emorragie.

Il tumore del retto può richiedere l’uso combinato di chemio e radioterapia prima o dopo la chirurgia allo scopo di ridurre l’incidenza di recidive locali e di aumentare la sopravvivenza.

Alcuni paziente operati di tumore del colon, anche dopo una chirurgia che ha completamente rimosso il tumore, possono presentare un rischio maggiore di recidiva. Questo si verifica soprattutto se in alcuni linfonodi asportati insieme alla neoplasia primitiva erano presenti metastasi. In questi casi i pazienti sono candidati ad un trattamento di chemioterapia adiuvante (o di prevenzione) della durata di 6 mesi.

Tutti i pazienti trattati per un tumore del colon-retto devono seguire un programma di controlli periodici con scadenze variabili a seconda del rischio di recidiva. Questa sorveglianza ha lo scopo di controllare eventuali recidive o altre neoplasie e consentire una cura adeguata, verificare eventuali tossicità legate ai trattamenti effettuati e infine guidare il paziente a mantenere uno stile di vita sano.

 

Dottoressa Enrichetta Corgna